Futuro

La distruzione dell’ecosistema provocata dal modello di produzione delle merci è evidente, ma c’è ancora chi ha il coraggio di negarlo. Vent’anni fa si usava un termine: megasviluppo. Oggi alcuni parlano di “estrattivismo”. In ogni caso significa che le grandi imprese sfruttano il pianeta – che è di tutti – per ottenere profitti per pochi. L’impatto è devastante: disuguaglianze, guerre, carestie e migrazioni.

Dai 300 ai 500 milioni

di tonnellate di rifiuti tossici prodotti ogni anno

(Worldwatch Institute, State of the World 2003)

Genova, luglio 2001.

La questione ambientale al Genoa Social Forum era la battaglia contro la privatizzazione delle risorse naturali, il land grabbing e il dibattito sugli OGM che rendevano sterili le sementi. La protezione della biodiversità era già tutt’uno con la sicurezza alimentare, i diritti umani – a partire da quelli dei contadini – e l’importanza dell’ecologia intesa come interconnessione e responsabilità. Come spiegava bene, tra gli altri, Vandana Shiva intervistata da Radio Popolare in quei giorni

Foto by Manuel Vignati.

Dove andiamo?» è la seconda grande domanda che ci si può porre a partire dal secondo grande buco nero del nostro sistema educativo: la globalizzazione. Questa è il prodotto ultimo, cominciato alla fine del XV secolo, di un processo che si dispiega a partire dal XVI secolo, dalla scoperta delle Americhe e dalla circumnavigazione della Terra: l’era planetaria. Essa si è sviluppata attraverso la dominazione, lo schiavismo, l’oppressione, ma sono pochissime le menti in Occidente ad avere percepito quello che stava accadendo. […]
Sono convinto che continuiamo su una strada che porta alla catastrofe. La strada dello sviluppo, blandita o ammorbidita dalla parola “sostenibile” o “durevole”, porta al degrado della biosfera, che invece per noi è indispensabile. La navicella spaziale Terra oggi è spinta da tre motori, nessuno dei quali è controllato o guidato: la scienza, che produce le cose più meravigliose ma anche armi di distruzione e di manipolazione; la tecnica, ambivalente per essenza; l’economia, attualmente votata al profitto e non regolata da istanze planetarie.
Oggi è in gioco il destino dell’umanità. Spero dunque che si potranno trovare nuove strade. Lavori e riflessioni finora dispersi e non collegati gli uni agli altri stanno là per prepararci. È l’incapacità di collegare che conduce alla cecità attuale. La causa dell’umanità, di tutta l’umanità, oggi così importante, così globale, così drammatica, richiede questa riforma della conoscenza. Ne siamo lontani, ma non per questo mi sento scoraggiato.

(L’ETÀ PLANETARIA E LA CRISI DELL’INTELLIGENZA, Edgar Morin, in Vita e Pensiero, 2014 – 2)

Milano, luglio 2021.

La difesa della terra e la difesa dei diritti umani sono azioni strettamente intrecciate. Ce lo spiega Francesco Martone, portavoce della rete “In Difesa Di – per i diritti umani e chi li difende”, intervistato dal Festival dei Diritti Umani, che sottolinea come questo intreccio si sia rafforzato negli ultimi vent’anni, nonostante siano aumentate anche le azioni per far tacere le voci degli attivisti

416,21 parti per milione (ppm)

era la concentrazione media di CO2 nell'atmosfera, nell’ aprile 2020, la più alta da quando le misurazioni sono iniziate nel 1958.

Milano, luglio 2021.

Il movimento di dimensioni globali di oggi è quello che si identifica con Greta Thunberg. In larga maggioranza giovanissimi, giustamente preoccupati per il futuro del pianeta, giustamente furibondi per la colpevole inerzia dei governi. Ma una generazione cresciuta nel consumismo è disposta a fare sacrifici per evitare la crisi climatica? Durante una trasmissione a Radio Popolare Martina Comparelli, una delle portavoci di FridaysForFuture, ha risposto così.