Dove andiamo?» è la seconda grande domanda che ci si può porre a partire dal secondo grande buco nero del nostro sistema educativo: la globalizzazione. Questa è il prodotto ultimo, cominciato alla fine del XV secolo, di un processo che si dispiega a partire dal XVI secolo, dalla scoperta delle Americhe e dalla circumnavigazione della Terra: l’era planetaria. Essa si è sviluppata attraverso la dominazione, lo schiavismo, l’oppressione, ma sono pochissime le menti in Occidente ad avere percepito quello che stava accadendo. […]
Sono convinto che continuiamo su una strada che porta alla catastrofe. La strada dello sviluppo, blandita o ammorbidita dalla parola “sostenibile” o “durevole”, porta al degrado della biosfera, che invece per noi è indispensabile. La navicella spaziale Terra oggi è spinta da tre motori, nessuno dei quali è controllato o guidato: la scienza, che produce le cose più meravigliose ma anche armi di distruzione e di manipolazione; la tecnica, ambivalente per essenza; l’economia, attualmente votata al profitto e non regolata da istanze planetarie.
Oggi è in gioco il destino dell’umanità. Spero dunque che si potranno trovare nuove strade. Lavori e riflessioni finora dispersi e non collegati gli uni agli altri stanno là per prepararci. È l’incapacità di collegare che conduce alla cecità attuale. La causa dell’umanità, di tutta l’umanità, oggi così importante, così globale, così drammatica, richiede questa riforma della conoscenza. Ne siamo lontani, ma non per questo mi sento scoraggiato.